Glossario forense...
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In questa pagina vi riporto alcune delle espressioni o frasi più particolari pronunciate dagli avvocati penalisti italiani nel contesto delle loro arringhe difensive.
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1. La pena.
... ora che, nel grande laboratorio della Camera di Consiglio, confezionerete quella amara medicina che è la pena, il vostro pensiero corra al buio carcere ove costui languirà e alla tetra prigione ove inaridirà.
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2. La solitudine della reclusione.
... certamente, la solitudine della reclusione e l'umido delle celle non potranno rieducarlo, rinsavirlo, rimarginarlo, ricucirlo, riossidarlo o risocializzarlo; mentre la vostra magnanima benevolenza...
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3. La stratificazione della libido delinquendi.
Signori della Corte, mi sembra un evidente caso di stratificazione della libido delinquendi nel terreno di attrazione verso una corsa criminale.
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4. Il reato inteso come creatura dell'uomo.
Il reato, come concettualizzò il Bettiol, è una creatura dell'uomo e la tipologia del delitto, su cui deve scendere la Vostra giustizia, Vi tratteggia l'espressione di un cittadino in preda alla disperazione per la mancanza di cibo e vitto.
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5. Il fatto criminoso socialmente ripugnante.
Il fatto del nostro assistito è socialmente ripugnante, ma l'autore del delitto, come il Crispigni docet, è un "anomalo psichico", o, come testamentò il Di Tullio, il criminale "ha mostrato predisposizione al delitto, ossia la capacità di commettere atti delittuosi in presenza di stimoli esteriori che rimangono al di sotto della soglia operante nella generalità degli uomini".
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6. La cura del colpevole.
Abbiate cura del colpevole nella Vostra giustizia, perché, con la bocca del Lombroso, "egli è stato determinato al delitto da una anomalia di carattere organico, la quale ha arrestato l'organismo in modo da renderlo inadatto alla moderna vita di relazione".
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7. Dalla riesumazione del crimine, il carattere del reo.
Dovete mettere a fuoco, Signori della Corte, come rilevò il Florian nella riesumazione del crimine per sentenziare il "carattere del reo", quindi la personalità del processando; una personalità debole, labile, gracile, addomesticabile, ma non malvagia.
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8. Non si deve punire la malvagità dell'azione.
Se è accettabile il pensiero del Carrara " che non si deve punire la malvagità dell'azione, se non si vuole confondere l'ufficio del legislatore con quello del moralista ", spegnete con la condanna il fuoco delittuoso dell'azione del recluso, ma tenete accesa la luce della sua rieducazione morale e sociale.
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9. Il recidivo dimostra una volontà persistente di delinquere.
E' vero, come dogmatizzò il Manzini, " che il recidivo dimostra una volontà persistente di delinquere "; ma è anche vero che, confessando il proprio errore, ha dato prova di rigenerazione.
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10. La Torre Eiffel della sua morale è crollata.
La Torre Eiffel della sua morale, sotto tonnellate di disagi e di privazioni, è crollata...
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In questa pagina vi riporto alcune delle espressioni o frasi più particolari pronunciate dagli avvocati penalisti italiani nel contesto delle loro arringhe difensive.
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1. La pena.
... ora che, nel grande laboratorio della Camera di Consiglio, confezionerete quella amara medicina che è la pena, il vostro pensiero corra al buio carcere ove costui languirà e alla tetra prigione ove inaridirà.
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2. La solitudine della reclusione.
... certamente, la solitudine della reclusione e l'umido delle celle non potranno rieducarlo, rinsavirlo, rimarginarlo, ricucirlo, riossidarlo o risocializzarlo; mentre la vostra magnanima benevolenza...
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3. La stratificazione della libido delinquendi.
Signori della Corte, mi sembra un evidente caso di stratificazione della libido delinquendi nel terreno di attrazione verso una corsa criminale.
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4. Il reato inteso come creatura dell'uomo.
Il reato, come concettualizzò il Bettiol, è una creatura dell'uomo e la tipologia del delitto, su cui deve scendere la Vostra giustizia, Vi tratteggia l'espressione di un cittadino in preda alla disperazione per la mancanza di cibo e vitto.
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5. Il fatto criminoso socialmente ripugnante.
Il fatto del nostro assistito è socialmente ripugnante, ma l'autore del delitto, come il Crispigni docet, è un "anomalo psichico", o, come testamentò il Di Tullio, il criminale "ha mostrato predisposizione al delitto, ossia la capacità di commettere atti delittuosi in presenza di stimoli esteriori che rimangono al di sotto della soglia operante nella generalità degli uomini".
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6. La cura del colpevole.
Abbiate cura del colpevole nella Vostra giustizia, perché, con la bocca del Lombroso, "egli è stato determinato al delitto da una anomalia di carattere organico, la quale ha arrestato l'organismo in modo da renderlo inadatto alla moderna vita di relazione".
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7. Dalla riesumazione del crimine, il carattere del reo.
Dovete mettere a fuoco, Signori della Corte, come rilevò il Florian nella riesumazione del crimine per sentenziare il "carattere del reo", quindi la personalità del processando; una personalità debole, labile, gracile, addomesticabile, ma non malvagia.
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8. Non si deve punire la malvagità dell'azione.
Se è accettabile il pensiero del Carrara " che non si deve punire la malvagità dell'azione, se non si vuole confondere l'ufficio del legislatore con quello del moralista ", spegnete con la condanna il fuoco delittuoso dell'azione del recluso, ma tenete accesa la luce della sua rieducazione morale e sociale.
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9. Il recidivo dimostra una volontà persistente di delinquere.
E' vero, come dogmatizzò il Manzini, " che il recidivo dimostra una volontà persistente di delinquere "; ma è anche vero che, confessando il proprio errore, ha dato prova di rigenerazione.
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10. La Torre Eiffel della sua morale è crollata.
La Torre Eiffel della sua morale, sotto tonnellate di disagi e di privazioni, è crollata...
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